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Monumento Al Caporal Maggiore Pietro Petrucci

Eroe di Nassiriya (Iraq).

 

2010 Comune di Casavatore (NA) - Busto ritratto in bronzo con fusione a cera persa - h. cm. 71.

NASSIRYA (IRAQ) - L'elenco definitivo delle vittime nella strage di Nassiriya conta 12 carabinieri, cinque soldati dell'esercito e due civili. Sei delle 19 vittime sono di origine siciliana.

PIETRO PETRUCCI: 22 anni, di Casavatore (Napoli), caporale dell'esercito. Ne era stata dichiarata la morte cerebrale poche ore dopo la strage. Poi è stata staccata la spina della macchina che lo teneva in vita. Petrucci era un volontario in ferma breve e in missione in Iraq con l'incarico di conduttore di automezzi.

Muore il soldato Petrucci
sono 19 i caduti di Nassiriya
Predisposto l'aereo per il rientro della salma in Italia
Martedì i solenni funerali di Stato per tutte le vittime

 

KUWAIT CITY - Pietro Petrucci, 22 anni, si aggiunge alla lista degli italiani uccisi nell'attacco terroristico di Nassiriya: il numero delle vittime sale così a 19, 12 carabinieri, cinque soldati e due civili. Petrucci, caporale dell'esercito, aveva riportato gravissime ferite alla testa ed era stato dichiarato in stato di morte cerebrale all'indomani dell'attentato. Stamane nell'ospedale del Kuwait dove era ricoverato è stata staccata la macchina che lo teneva ancora in vita.

I genitori e i due fratelli di Petrucci, di Casavatore (Napoli), sono giunti oggi all'ospedale di Kuwait City. I due medici militari inviati in Kuwait dalla difesa per verificare le condizioni del militare hanno spiegato ai familiari che non c'era alcuna possibilità di un miglioramento e che il giovane si trovava, appunto, in uno stato di morte cerebrale. A questo punto i genitori hanno dato l'assenso staccare le macchine e hanno disposto la donazione degli organi.
 

Il caporalmaggiore Pietro Petrucci, volontario in ferma breve e in missione in Iraq con l'incarico di conduttore, era in forza al sesto Reggimento Trasporti di Budrio che fornisce il supporto logistico e i rifornimenti alla Brigata Sassari. Il giovane era a bordo di un mezzo con altri due commilitoni morti nell'esplosione: il caporalmaggiore scelto Emanuele Ferraro, 28 anni, in servizio permanente, e il caporale volontario in ferma breve Alessandro Carrisi, 23 anni.

E' già stato predisposto l'aereo per il rientro in Italia, previsto per lunedì mattina all'aeroporto militare di Ciampino. Il giorno seguente, i solenni funerali di Stato per tutte le vittime, nella basilica romana di San Paolo fuori le Mura, alla presenza del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e delle massime autorità istituzionali e politiche. Il rito funebre sarà celebrato dal cardinale Camillo Ruini, presidente della Conferenza episcopale italiana e vescovo vicario di Roma.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pietro Petrucci

Budrio, il reggimento piange un’altra vittima Si è spento anche il caporalmaggiore Pietro Petrucci. Commozione a Brescello per la scomparsa del maresciallo Merlino. Una notte d’agonia in cui il caporalmaggiore Pietro Petrucci , 23 anni, ha lottato con tutte le sue forze per sopravvivere alle gravi ferite subite nell’attentato di Nassiriya. Era in coma e ieri mattina, per lui, i medici dell’ospedale di Kuwait City - dove era stato ricoverato in coma - hanno decretato la sua morte cerebrale nascosta dietro la definizione medica di «coma irreversibile». Petrucci è il terzo militare del Sesto Reggimento Trasporti di Budrio morto a Nassiriya. Nato a Casavatore (Napoli), era un volontario in ferma breve, con il compito di conducente. E proprio a bordo di un mezzo militare, il giovane caporalmaggiore è stato ferito e ridotto in coma profondo. Con il suo decesso clinico, le vittime militari della caserma «Ciarpaglini» di Budrio salgono a tre, dopo la morte di Emanuele Ferraro e Alessandro Carrisi. Ma la lista dei caduti emiliano-romagnoli (d’origine o che per la loro attività hanno avuto esperienze in regione), anche ieri, è continuata a crescere mentre si delineavano le carriere, le vite stesse dei 19 caduti di Nassiriya. Due di loro erano civili. Uno era Marco Beci , esperto della Cooperazione allo sviluppo, partito per l’Iraq lo scorso 16 ottobre per amministrare tutti gli aiuti umanitari governativi provenienti dall’Italia. Viveva a Pergola, in provincia di Pesaro-Urbino e qui ha lasciato la moglie Luciana Baronciani e tre piccoli figli (Vittoria, Giacomo e Maria Ludovica). «Non ho sentito spendere neppure una parola sui civili - accusa la donna che, dichiara, ha saputo della morte del marito “solo in serata” -. Si è solo parlato dei militari morti». Oltre la polemica rimane la storia di Beci, una storia che legata a varie esperienze di solidarietà dell’Emilia-Romagna. Beci, infatti, aveva partecipato ad alcune missioni anche durante la guerra nei Balcani e proprio nell’agosto del ‘95 era rientrato in Italia con il piccolo Aladin Hodzic (oggi tredicenne): il ragazzo aveva perso una gamba per lo scoppio di una mina a Bihac. Beci portò il giovane Aladin al centro Inail di Vigoroso di Budrio (Bologna). Le immagini di Aladin erano diventate quasi un simbolo della guerra in Bosnia. Adesso, il ragazzo vive a Stellata di Bondeno (Ferrara), insieme al padre, alla madre e a due sorelle. «È un eroe», ha ripetuto più volte Abdulah Hodzic, il padre di Aladin. «Siamo addolorati in un modo incredibile - ha proseguito il signor Hodzic -. Quando ho appreso la notizia sono rimasto malissimo, così come è rimasto malissimo Aladin. Mi chiedo perché sia toccato proprio a lui, perché è dovuto andare lì. In Bosnia - conclude il padre di Aladin - era diverso: lì c’era la copertura dell’Onu». Tra i nomi della lista delle vittime di Nassiriya c’è anche quello di Filippo Merlino. Era maresciallo dei Carabinieri, 46enne originario di Santarcangelo di Potenza. In un primo momento, il sottufficiale era stato dato per ferito ma poi, sotto i ferri dei medici, è morto. Per lungo tempo, si è saputo più tardi, il maresciallo Merlino aveva prestato servizio presso la caserma di Brescello (Reggio Emilia) ed era stato comandante della stazione dell’Arma di Viadana sull’altra sponda del Po in provincia di Mantova. «Filippo - ha ricordato il fratello Rocco - era andato in missione in Iraq perché credeva in queste missioni, anche per guadagnare qualche soldo in più e costruire una casa a misura del figlio disabile». Il carabiniere morto a Nassiriya, infatti, aveva già partecipato ad altre missioni all’estero, in particolare in Bosnia, Kosovo, Macedonia, Albania e Russia. Un altro fratello di Filippo, Angelo, è anch’egli carabiniere presso i Nas di Parma. Merlino, oltre a Fabio, il figlio minorenne, lascia anche la moglie Alessandra. Ieri mattina, poi, il prefetto di Reggio Emilia, Maurizio Di Pasquale, ha reso omaggio alla memoria di Merlino. La sera precedente a quella dell’attentato, il maresciallo aveva chiamato la moglie. «Ci vediamo sabato», le aveva detto dopo averle ripetuto che la situazione a Nassiriya era relativamente calma.

 

Croce d’Onore a caduti e feriti della strage di Nassiriya

Nella ricorrenza del secondo anniversario della strage di Nassiriya (Iraq), il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi (presenti il ministro della Difesa, Antonio Martino, e il capo di stato maggiore della Difesa, ammiraglio Giampaolo Di Paola – consegnerà la Croce d’Onore ai familiari dei Caduti (17 militari e 2 civili) e ad alcuni feriti. La cerimonia si svolgerà, sabato 12 novembre, alle ore 11.00, nel Sacrario delle bandiere dell’Altare della Patria.

Il disegno di legge che istituisce l’onorificenza, presentato dal ministro Martino, è stato approvato in via definitiva dal Senato della Repubblica nella scorsa estate. La “Croce d’Onore alle vittime di atti di terrorismo o di atti ostili impegnate in operazioni militari e civili all’estero” viene conferita, con decreto del presidente della Repubblica, al personale militare e civile delle amministrazioni dello Stato e a quello funzionalmente dipendente dal ministero della Difesa, che sia deceduto, ovvero abbia subito un’invalidità permanente pari o superiore all’80 per cento della capacità lavorativa, per effetto di ferite o lesioni riportate nelle predette circostanze.

L’Onorificenza è un segno distintivo, speciale e di carattere morale, attraverso il quale, simbolicamente, l’Italia riconosce l’altissimo valore del sacrificio.

Fonte: Ministero della Difesa